Ferruccio Lantini
Ferruccio Lantini | |
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Deputato del Regno d'Italia | |
Legislatura | XXVII, XXVIII, XXIX |
Sito istituzionale | |
Consigliere nazionale del Regno d'Italia | |
Legislatura | XXX |
Gruppo parlamentare | Membri del Gran Consiglio del Fascismo Membri del Governo nazionale |
Ministro delle Corporazioni del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 11 giugno 1936 – 31 ottobre 1939 |
Predecessore | Benito Mussolini |
Successore | Renato Ricci |
Sottosegretario di Stato al Ministero delle Corporazioni | |
Durata mandato | 24 gennaio 1935 – 11 giugno 1936 |
Predecessore | Benito Mussolini |
Successore | Renato Ricci |
Dati generali | |
Partito politico | PNF |
Titolo di studio | laurea in scienze politiche e sociali |
Professione | politico |
Ferruccio Lantini (Desio, 24 agosto 1886 – Roma, 26 novembre 1958) è stato un politico italiano, occasionalmente anche giornalista e scrittore.
Biografia
Suo padre Giuseppe era un funzionario delle Ferrovie dello Stato nonché un massone, il che gli consentì di entrare giovanissimo, a soli diciotto anni, nella massoneria ligure[1], regione in cui si era trasferito agli inizi del Novecento. Inizialmente socialista, si avvicinò al nazionalismo mentre frequentava l'Università di Genova, da cui ne uscì laureato in scienze commerciali[2]. Nel 1911 partecipò a Oneglia ad alcune manifestazioni in favore della guerra italo-turca mentre l'anno seguente divenne segretario provinciale del Partito Nazionalista Italiano a Genova. Propagandista bellico tra gli studenti universitari durante il primo conflitto mondiale, fu chiamato alle armi nel 1916 congedandosi dagli scontri con il grado di tenente e una croce di guerra[non chiaro][3]; subì tuttavia la tragedia della morte del fratello Spartaco, perito nel giugno del 1918[1]. Terminati gli scontri, nel 1919 trovò impiego come amministratore del Tesoro della provincia di Genova, incarico che mantenne fino al 1923.
Adesione al fascismo
Sono questi gli anni in cui Lantini si getta a capofitto nella politica: nel 1920 aderisce al fascismo, divenendo per tre anni consigliere comunale del capoluogo ligure; nel novembre del 1921 partecipò al congresso fascista di Roma, dove fu nominato rappresentante per la Liguria nel comitato centrale del partito, incarico che mantenne fino al gennaio 1923, quando fu designato alto commissario politico regionale per la Liguria[1]. Nel 1922 divenne anche segretario politico del fascio di Genova e membro del direttorio federale provinciale. Da gennaio a marzo 1923 fece parte del gruppo di competenza del Partito Nazionale Fascista per le pubbliche amministrazioni, che aveva l'incarico di elaborare una riforma generale della burocrazia. Inoltre dall'aprile all'ottobre dello stesso anno fu membro della giunta esecutiva del PNF[1].
Il 13 febbraio 1923 è costretto ad abbandonare la Massoneria in quanto il Duce aveva emanato un provvedimento che vietava ai politici fascisti di farne parte. Il 1º agosto dello stesso anno comincia anche la sua esperienza giornalistica con la fondazione del quotidiano il Giornale di Genova, che co-diresse insieme a Pala fino al gennaio del 1925. Eletto deputato alle elezioni politiche del 1924 con il Listone Mussolini, divenne vicecommissario prefettizio a Genova e poi presidenza della Confederazione nazionale fascista del commercio (agosto 1926-dicembre 1933)[4]. Dal gennaio 1934 occupò per un anno il ruolo di presidente dell'Istituto nazionale per l'esportazione.
Rieletto deputato alle elezioni politiche del 1934, fu nominato sottosegretario (gennaio 1935) e poi Ministro (11 giugno 1936) delle Corporazioni[5]: Mussolini lo scelse in quanto Lantini si era dimostrato un fiero assertore del corporativismo[6]. Nel novembre 1939 terminò la sua esperienza ministeriale e in seguito venne chiamato alla presidenza dell'Istituto nazionale fascista per la previdenza sociale (INFPS), organismo istituito nel marzo 1933 in seguito alla trasformazione della Cassa nazionale per le assicurazioni sociali[7]. Negli anni della sua presidenza, che si protrasse fino al 1943, egli dovette confrontarsi con le difficoltà causate dalla enorme crescita delle competenze dell'ente, verificatasi nel corso degli anni Trenta, cui si aggiunsero anche le nuove attribuzioni derivanti dalle emergenze di guerra[1].
Tre volte consigliere nazionale, prese parte all'invasione italiana della Grecia al comando di un battaglione del genio.
Dopo la caduta del fascismo, si ritirò a vita privata, non aderendo alla RSI.[8]
Il secondo dopoguerra
Terminata la seconda guerra mondiale venne arrestato per il suo passato fascista ma il processo si concluse nel 1946 con un'assoluzione (fu decisivo per la sua salvezza la non adesione alla Repubblica Sociale Italiana[9]). Lantini visse i suoi ultimi anni di vita a Roma.
Opere
- Commercio e ordinamento corporativo, Roma 1931
- l metodo corporativo per raggiungere l'autarchia, Roma 1939
- La via del ritorno. Conversazioni 1942-1943, Roma 1943
- Pensieri, Roma 1962
Note
- ^ a b c d e Voce su Ferruccio Lantini nel Dizionario Bibliografico degli Italiani
- ^ G.A. Chiurco, Storia della rivoluzione fascista, Firenze 1929, I, pp. 55-63; III, pp. 21, 200; IV, pp. 7, 111;
- ^ C. Camoglio, La nuova Camera fascista (Profili e figure dei deputati della XXVIII legislatura), Roma 1929
- ^ Roma, Arch. centr. dello Stato, Segreteria particolare del duce, Carteggio riserv., b. 87, f. Lantini Ferruccio; Carteggio ordin., ff. 528.01
- ^ Arch. storico della Camera dei deputati, Consiglieri fascisti, b. 24, f. 469
- ^ G.A. Chiurco, Storia della rivoluzione fascista, Firenze 1929, III, pp. 115-117; IV, pp. 55, 200; V, pp. 2, 326
- ^ E. Savino, La nazione operante. Profili e figure di ricostruttori, Milano 1928, p. 430
- ^ LANTINI, Ferruccio in "Dizionario Biografico", su treccani.it. URL consultato il 27 gennaio 2021.
- ^ Historical Dictionary of fascist Italy, a cura di Ph.V. Cannistraro, Westport-London 1982
Collegamenti esterni
- Benedetta Garzarelli, LANTINI, Ferruccio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 63, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2004.
- Ferruccio Lantini, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
V · D · M | ||
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Capo del governo e Duce del Fascismo | Benito Mussolini | |
Ministro dell'aeronautica (dal 1925) | Mussolini · Italo Balbo · Mussolini | |
Ministro degli affari esteri | Mussolini · Dino Grandi · Galeazzo Ciano | |
Ministro dell'agricoltura (soppresso nel 1923) | Giuseppe De Capitani d'Arzago | |
Ministro dell'agricoltura e foreste (dal 1929) | Giacomo Acerbo · Edmondo Rossoni · Giuseppe Tassinari · Carlo Pareschi | |
Ministro delle colonie (soppresso nel 1937) | Luigi Federzoni · Mussolini · Pietro Lanza di Scalea · Emilio De Bono · Alessandro Lessona | |
Ministro dell'Africa Italiana (dal 1937) | Alessandro Lessona · Mussolini · Attilio Teruzzi | |
Ministro delle comunicazioni (dal 1924) | Costanzo Ciano · Umberto Puppini · Antonio Stefano Benni · Giovanni Host-Venturi · Vittorio Cini · Giuseppe Peverelli | |
Ministro delle corporazioni (dal 1926) | Mussolini · Giuseppe Bottai · Ferruccio Lantini · Renato Ricci · Carlo Tiengo · Tullio Cianetti | |
Ministro della cultura popolare (dal 1937) | Dino Alfieri · Alessandro Pavolini · Gaetano Polverelli | |
Ministro dell'interno | Mussolini · Luigi Federzoni | |
Ministro dell'Economia nazionale | Orso Mario Corbino · Cesare Nava · Giuseppe Belluzzo · Alessandro Martelli | |
Ministro dell'Educazione nazionale | Balbino Giuliano · Francesco Ercole · Cesare Maria De Vecchi · Giuseppe Bottai · Carlo Alberto Biggini | |
Ministro delle Finanze | Alberto de' Stefani · Giuseppe Volpi · Antonio Mosconi · Guido Jung · Paolo Thaon di Revel · Giacomo Acerbo | |
Ministro della Giustizia e Affari di culto | Aldo Oviglio · Alfredo Rocco · Pietro De Francisci · Arrigo Solmi · Dino Grandi · Alfredo De Marsico | |
Ministro dell'Industria e commercio | Teofilo Rossi | |
Ministro dei Lavori pubblici | Gabriello Carnazza · Gino Sarrocchi · Giovanni Giuriati · Mussolini · Michele Bianchi · Araldo di Crollalanza · Luigi Razza · Giuseppe Cobolli Gigli · Adelchi Serena · Giuseppe Gorla · Zenone Benini | |
Ministro della Guerra | Armando Diaz · Antonino Di Giorgio · Mussolini · Pietro Gazzera · Mussolini | |
Ministro del Lavoro e Previdenza sociale | Stefano Cavazzoni | |
Ministro delle Poste e telegrafi | Giovanni Antonio Colonna di Cesarò · Costanzo Ciano | |
Ministro della Produzione bellica (dal 6 febbraio 1943) | Carlo Favagrossa | |
Ministro della Pubblica istruzione | Giovanni Gentile · Alessandro Casati · Pietro Fedele · Giuseppe Belluzzo | |
Ministro degli Scambi e valute | Felice Guarneri · Raffaello Riccardi · Oreste Bonomi | |
Ministro della Stampa e propaganda | Galeazzo Ciano · Dino Alfieri | |
Ministro delle Terre liberate dal nemico (soppresso il 5 febbraio 1923) | Giovanni Giuriati | |
Ministro del Tesoro (accorpato alle Finanze il 31 dicembre 1922) | Vincenzo Tangorra · Alberto de' Stefani |
Controllo di autorità | VIAF (EN) 89831997 · ISNI (EN) 0000 0000 6291 8299 · LCCN (EN) no2015150325 · BNF (FR) cb16046593g (data) |
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